Abstract
Si inette in evidenza che, in certi casi, l'estendere a zone
lontane (oltre 20 km) la sola correzione per la calotta o piastra, può introdurre
errori notevoli nelle differenze tra le anomalie, anche nel caso di rilevamenti su
piccole aree; l'errore è funzione crescente delle differenze tra le quote delle
stazioni. Si propone uii criterio per determinare le distanze cui conviene limitare
la correzione per la calotta (o piastra) e la topografica in senso stretto.
Si riporta, come esempio, il caso di un rilevamento (regione del M.
Amiata) in cui i limiti comunemente adottati (calotta fino alla zona 02 di
Hayford e topografica fino alla M) avrebbero introdotto errori superiori a
quelli che si sarebbero ottenuti scegliendo, in base all'analisi preventiva
proposta, limiti più ristretti per le correzioni.
lontane (oltre 20 km) la sola correzione per la calotta o piastra, può introdurre
errori notevoli nelle differenze tra le anomalie, anche nel caso di rilevamenti su
piccole aree; l'errore è funzione crescente delle differenze tra le quote delle
stazioni. Si propone uii criterio per determinare le distanze cui conviene limitare
la correzione per la calotta (o piastra) e la topografica in senso stretto.
Si riporta, come esempio, il caso di un rilevamento (regione del M.
Amiata) in cui i limiti comunemente adottati (calotta fino alla zona 02 di
Hayford e topografica fino alla M) avrebbero introdotto errori superiori a
quelli che si sarebbero ottenuti scegliendo, in base all'analisi preventiva
proposta, limiti più ristretti per le correzioni.
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DOI: https://doi.org/10.4401/ag-5226
Published by INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - ISSN: 2037-416X